La “Worldfootballscouting ” scrive su Kevin Leone!!!

Kevin Leone: talento italiano classe 2005
INFORMAZIONI: Kevin Leone
Nome: Giuseppe Kevin Leone
Ruolo: Mezzala destra/sinistra, trequartista, ala sinistra/destra
Data di nascita: 28/03/2005
Altezza: 182 cm.
Piede: Destro
A cura di Christian Maraniello
Kevin Leone
Il 22 settembre del 2019 assisto al derby Sampdoria-Genoa, valevole per la terza giornata del campionato nazionale under 15. La partita in sé è ricca di spunti tecnici, tuttavia chi ha incendiato i miei ricettori cognitivi è stato il n. 10 blucerchiato, Giuseppe Kevin Leone.
Prima di procedere con la consueta anamnesi tecnica, facciamo un passo indietro: Kevin inizia a giocare a calcio prestissimo, per strada, nel quartiere “Nesima” di Catania (sua città natale), sino a quando i genitori lo portano su un campo di calcio vero, in terra battuta, come i vecchi campi della nostra generazione.
Inizia così il suo sogno, con la società dilettante “Libertas Catania Nuova”, dove Kevin Leone ha giocato per tre anni, quando poi viene notato dal “Calcio Catania”, che lo tessera per altri tre anni. Qui, lo scorso campionato, gioca da sotto età, con la categoria 2004, e viene notato da molti club professionistici, tra cui la Sampdoria che ha coinvolto il ragazzo e la famiglia in un progetto ad ampio respiro.
In questa prima stagione al club blucerchiato, Leone ha subito confermato di essere un talento al di sopra della norma, andando in gol in 9 occasioni, ottenendo anche le prime convocazioni con la nazionale U15 azzurra di Patrizia Panico, con la quale ha uno score di 2 reti in 3 presenze al Torneo dell’Algarve.
Caratteristiche tecniche e tattiche
Partiamo dunque dalla catalogazione funzionale: Kevin Leone viene descritto in rete come un centrocampista duttile, ed all’occorrenza trequartista. Se vogliamo essere sbrigativi, potrebbe anche andare bene scritta così, però chi lo ha davvero visto giocare, possibilmente dal vivo, avrà notato che è difficile refertizzare un ruolo preciso, perché i suoi compiti e la sua maieutica di gioco sono ibride.
Poi chiaro, su carta gioca in mezzo al campo – concettualmente – salvo puoi muoversi a piacimento sull’ultimo terzo di campo, aprendosi come un esterno, abbassandosi, offrendo linee di passaggio, vezzeggiando con la palla, ed alzandosi cambiando ritmo e sembianze.
Se quindi devo suggerire una position paper (tanto cara all’accademia dei puristi), allora per me Kevin Leone è identificabile nel (ristretto) gruppo dei centrocampisti totali. O quantomeno sviluppabile in porzioni di campo liquide. Non propriamente un semplice centrocampista versatile, ma un giocatore che, quando decide, influenza lo sviluppo-gioco balzando sugli episodi situazionali, così alleggerendo la complessità delle partite.
I vecchi saggi probabilmente descriverebbero Kevin come un giocatore dalla indole tipicamente slava, intesa cioè come la tribù eletta dal marchio privilegiato del talentismo violento e risolutivo.
Anche io sono della vecchia scuola, sicchè ne apprezzo volutamente la propensione. Ma badate bene: il nostro calcio, specie a livello giovanile, soffre da anni la mancanza di creatività, che pertiene non solo al dribbling, alla mera giocata efficace o squisitamente tecnica, ma identificabile essenzialmente nella capacità di incidere nello sviluppo-gioco anche con quelle singole specificità.
Come noto, non si formano più i ragazzi di talento, perché si costruiscono automi privi di identità tecnica, che corrono su binari prestabiliti dalla codificazione tattica e, per ciò stessa, inadeguati alla soluzione di problemi situazionali.
Ecco perché, dopo il derby di Genova, ho insistito a studiare la propedeutica di Kevin Leone, e son ben lieto di poter dire, sperando che il futuro mi dia ragione, che egli non è un semplice impiegato che sceglie la mediocrità servile ai suddetti principi preconfezionati.
E’ quindi la libertà di seguire l’istinto la sua vera anima, che poi altro non è che una delle rivoluzioni giovanili, pena il rischio di trovare ancora tra qualche anno calciatori anestetizzati da insegnamenti vuoti, privandoli della passione che li ha coinvolti durante l’infanzia.
Questo screening, a livello federale, è da tempo analizzato. In ultimo, ne ha parlato recentemente Mister Nicolato, dell’under 21 azzurra, in una breve intervista sulla Gazzetta dello Sport, dove ha esposto chiaramente il suo pensiero: “l’allenatore non deve risolvere problemi ai giocatori ma insegnare a risolverseli da soli (…). Non voglio trovare giocatori che si girano verso la panchina per chiedere cosa devono fare” (La Gazzetta dello Sport, del 9.4.2020).
Questo breve richiamo al c.d. problem solving non è un esercizio di stile, ma una precisa scelta, perché ritengo essere uno dei maggiori pregi di Kevin Leone. Al di là, quindi, delle sue indubbie capacità tecniche, tattiche e condizionali, sulle quali accennerò a breve, la sua anamnesi la devo pertanto orientare a questa primordiale specificità.
Ricordiamo infatti che Kevin Leone nasce esterno offensivo, con compiti e dinamiche ben diversi da quelli attuali. Quindi, modificando meccanica in questa stagione, ha dimostrato una adattabilità significativa, oltre che disponibilità.
Ciò peraltro non gli ha fatto perdere il vizio del gol, che in questa stagione (purtroppo ormai definitivamente conclusa anzitempo) sono addirittura 9, con indici che sembrano raccontare numeri che dovrebbero essere prerogative degli attaccanti puri.
Veniamo dunque alle singole attitudini specifiche di Kevin Leone. Punto primo: i livelli condizionali e fisici sono di buon impatto. Quanto ai primi, ha strappi incandescenti nello spazio, e la corsa è fluida; ha una buona velocità, sia nel breve e sia nel lungo, anche in conduzione, mentre mi pare buona anche la frequenza di passo. Fisicamente poi è ben impostato, e ovviamente avrà ancora margini di crescita.
Punto secondo: il livello tecnico è alto. Di primo acchito, infatti, guardarlo giocare per la prima volta ti farebbe pensare ad un trequartista di ultima genesi, o ad un esterno selvaggio, in grado cioè di fare qualsiasi cosa con la palla, ed in parte è anche così.
Ma attenzione a non sbracare con i concetti, perchè il rischio di esagerare è elevato. Per come l’ho inteso sul campo, Leone ha un tocco di palla pulito ed efficace, ed il suo possesso – normalmente rapido – diventa anche comprensione del gioco nel momento in cui riesce (spesso) ad evitare la pressione avversaria, completando poi la trasmissione.
Un chiaro esempio di quanto appena detto lo troviamo in un suo tracciante nel derby, quando l’ho visto dissolvere due avversari, in un fazzoletto, con una doppia piroletta incandescente. La grazia coreografica con cui ha superato di slancio i due poveri genoani ha steso anche me: ricevuta palla in mediana, sotto doppia pressione, è sgusciato via come una libellula francese (di nome Zinedine), aprendo poi in ampiezza. Qui il video al minuto 1.34.

Si è detto prima che Kevin Leone si muove molto, aiutato anche dalla fiducia nella propria libertà espressiva. Ho notato, però, che quando si imbottiglia nel traffico perde alle volte lucidità, e quindi vorrei migliorasse questo aspetto. D’altra parte, quando si è in difficoltà, la palla non si passa con i piedi, ma con gli occhi e la testa: a calcio si gioca, infatti, prima di tutto con il cervello.
Questa clinic, peraltro, la conoscono bene a livello federale, visto che gli scout ed in particolare Mister Patrizia Panico lo hanno convocato spesso in under 15, dove peraltro ha fatto sempre molto bene.
Ritengo, in ultimo, che debba migliorare molto anche nella fase difensiva, ed in particolare nel tempo della pressione: ad esempio, il blind-side pressing, ossia la lettura situazionale dell’aggressione, non è ancora sviluppata.
Chiudo con una considerazione, questa volta tattica. Kevin Leone sembra trovarsi a suo agio in contesti che incrementano sinapsi verticali, dirette e violente, come anche il suo modello di riferimento, Nicolò Zaniolo. Vorrei cioè vederlo sempre e solo costruire, non distruggere. Poi dove ed in quali porzioni di campo non è un problema (se cioè in ampiezza, per vie centrali o nei mezzi spazi).
Analisi finale
Punti di forza: Comprensione del gioco, tempo della giocata, capacità balistiche, progressione in conduzione, personalità, calci da fermo.
Punti di debolezza: Uso del piede debole, continuità, gioco aereo, tempi di pressione.
A chi somiglia: Julian Brandt
Valutazione: 3,5/5